lunedì 10 novembre 2008

Fin che la barca va

Una volta ho letto da qualche parte che, per superare la depressione, occorre fissarsi dei piccoli obiettivi. Obiettivi a piccolo e medio raggio, carote in grado di farci correre senza gonfiarci di aspettative poi troppo frequentemente deluse.

Ho letto poi un intervista a Gelindo Bordin, o un altro grande fondista che non ricordo, il quale faceva 20 km di corsa belli tirati tutte le mattine e gli chiedevano come faceva. E anche lui ad attaccare con la storia dei piccoli obiettivi, ai 5 minuti arrivare al ponte, ai 10 alla svolta e, come direbbe il Petroz, via dicendo.

Mi sono detto: vuoi vedere che questa dei piccoli obiettivi è una regola generale che funziona sempre ?

Allora l'ho provata anch'io, all'università, nel lavoro, ed ho visto che funziona.

E' una regola un po' faticosa, perché richiede di calare i sogni nella realtà di tutti i giorni, richiede organizzazione, richiede costanza.

I risultati, però, si vedono, e non tanto in quanto al risultato pratico in sè stesso, che pure arriva, ma in quanto a soddisfazione personale, ad autostima, alla sensazione di riuscire a plasmare quella sostanza sfuggente e multiforme che chiamiamo realtà.



A me è cara l'immagine di una persona in barca in mezzo al mare e senza mappa anzi, con decine e decine di mappe, senza sapere se una di quelle è giusta.

Di notte è bello sognare e cercare la nostra direzione tra le stelle, ma di giorno occorre tenere gli occhi aperti e muoversi da isola a isola pur muovendosi verso una meta, perché non sappiamo cosa c'è oltre l'orizzonte, se una tempesta, o l'isola del tesoro, o i pirati, o quali venti incontreremo. Non sappiamo quale direzione dovremo prendere per navigare in acque tranquille, per cui il vero tesoro non può essere in un luogo o in un obiettivo, ma nella qualità del viaggio.

Fin che la barca va.


barca in mezzo al mare